martedì 11 dicembre 2007

Costi della politica e costi della democrazia

In un contesto di difficoltà economica, in cui si chiede sempre più sacrifici alle lavoratrici e ai lavoratori italiani non è più possibile posticipare all’infinito la riduzione di costi della politica e dei suoi privilegi: penso alla regolamentazione della pensione per i parlamentari, al fatto che non ci sia una regolamentazione chiara non solo sul conflitto di interessi, ma sulla inconciliabilità di ricoprire più cariche pubbliche, che crea inefficacia ed inefficienza nel coprire più ruoli pubblici (dal parlamentare al consigliere comunale, ma non solo) oltre al fatto che in questo modo si perpetra la stessa classe dirigente e non si lascia spazio ad altri che potrebbero crescere e contribuire alla vita politica ed amministrativa del paese. Penso anche alla miriade di consigli di amministrazione di enti e fondazioni che hanno un costo pubblico e la miriade di enti e uffici pubblici ridondanti ed utili solo per il proliferare di pratiche di clientelismo e inefficienza della macchina statale.
Ecco perché della necessità di intervenire sui costi della politica: che però non si deve ridurre a pura campagna demagogica. La democrazia per funzionare necessita anche di questo costo affinché tutti i cittadini possano partecipare attivamente all’amministrazione del paese ai vari livelli, permettendo quello che Max Weber definiva “la politica di professione”, affinché non siano solo i liberi professionisti ed i notabili ad occuparsi di politica, perchè liberi di fare gli amministratori pubblici o i parlamentari e al tempo stesso svolgere la propria attività lavorativa in modo autonomo, ma bisogna permettere l’accesso alla vita politica a tutti. In tale senso, iniziare a tagliare i costi della politica partendo dalle ultime ruote del carro, che oltre a non percepire alti compensi (e sono d’accordo sul non aumentare gettoni ed indennità) sono anche quelli che non vivono di politica, almeno non del tutto, ma hanno un lavoro principale al di fuori e devono bilanciare la vita lavorativa e la dedizione all’attività amministrativa, circoscrizionale, comunale, e via dicendo e spesso lo fanno a loro spese, non solo in termini economici ma soprattutto in termini di tempo sottratto alle proprie famiglie, al tempo libero e al proprio riposo. E’ certamente una scelta individuale, altrimenti non saremmo venuti a Roma dopo ore di viaggio sui pullman invece di dedicarci ai regali di Natale, ma non si può pensare di non coprire almeno in parte i costi del proprio impegno nella gestione amministrativa degli enti locali visto che comunque si tratta di un servizio alla comunità, che necessita di impegno, attenzione e dedizione. Quindi perché i costi della politica devono sì ridursi ma continuare ad esserci? Perché la classe dirigente di questo paese deve essere libera dai rischi di corruzione che l’assenza di un sostegno economico legittimo, purché equo, potrebbe provocare. Questi sono i fondamenti di ogni Democrazia. E’ necessaria un’analisi accurata, intellettualmente onesta e scevra da ogni lancio demagogico che porti ad una ridefinizione e al rinforzo dell’etica politica e ad una riduzione dei costi della politica nei vari ambiti.

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