di Paolo Solimeno - Sinistra Democratica - Firenze
Bisogna che la Sinistra trovi nella Costituzione un progetto compiuto, si impegni per la sua attuazione dopo il lungo tradimento sul piano dei diritti civili e sociali, ma presti anche nuova e coerente attenzione all'assetto istituzionale disegnato nella seconda parte della Carta che una sciagurata riforma del Polo nel 2005 tentò di stravolgere.
E' in Parlamento una proposta di modifica della Costituzione che può rafforzare e rendere più efficiente la Camera legislativa ed in questo senso la Sinistra giustamente la sostiene, deve anzi appropriarsi con convinzione di buona parte del progetto che può contribuire ad interrompere il progressivo esautoramento del Parlamento iniziato negli anni '80.
Peraltro in quella proposta si legge anche una sostanziale modifica all'art. 94 Cost. con cui si darebbe al Presidente della Repubblica, ma su proposta del Presidente del Consiglio, potere di nomina e revoca dei ministri; e la Camera darebbe la fiducia non più "al Governo", ma "al Presidente", sancendo così la fine della collegialità del governo; la novità rischia di avallare la retorica del bisogno di rafforzamento dell'esecutivo, quando quel che serve è un rafforzamento dell'Assemblea (nel senso di maggior efficienza e legittimazione in termini di rappresentatività), obiettivo perseguito con il Senato federale e la Camera di 500 deputati che dà la fiducia all'esecutivo.
Si è invece dimenticata la priorità della riforma dell'art. 138 Cost. e le critiche alle riforme fatte dalla maggioranza governativa (2001 e 2005, respinta da una vittoria referendaria di cui riappropriarci, quando - ricorderete - quelli che avrebbero poi costituito il PD erano alquanto imbarazzati nella campagna referendaria): la sinistra deve sostenere con forza che il 138 con quorum aggravato garantisce proprio le opposizioni, è un atto garantista fare anzitutto quella riforma, depositata da mesi in parlamento. Non trascuriamo poi, ovviamente, il rischio poi che il centrodestra faccia una modifica disastrosa non appena conquisti la maggioranza.
Sulla legge elettorale tralascio questioni specifiche (hanno già detto molto sabato 8.12 a Roma Domenico Gallo e Gianni Ferrara, tra gli altri), su cui a Firenze facciamo inziative da tempo, per dire solo che la legge elettorale tedesca rispetterebbe la Costituzione e deve perciò solo esser vista con favore dalla Sinistra; inoltre garantirebbe una riduzione importante del numero dei partiti, salvando però (e dando loro "diritto di tribuna") quelli che, pur sotto la soglia, ottenessero dei seggi nei collegi uninominali.
Il rischio è che sia approvata una legge che stravolga il sistema parlamentare, facendo leva sul principio suddetto di rafforzamento del premier. Anche il vassallum introdurrebbe una correzione eccessiva alla proporzionalità, sommando sbarramento a collegi piccoli, con effetto assai simile al premio di maggioranza (quello che resterebbe, peggiorato, se passasse il referendum): il tutto disegnato pro PD e PDL.
Da non trascurare poi che un semplice intervento di modifica dei regolamenti parlamentari in tema di costituzione dei gruppi e di calendarizzazione dei lavori potrebbe dare molto in tema di trasparenza, coerenza ed efficiacia dell'attività parlamentare.
Partecipazione
Bisogna evitare il circuito plebiscitario per cui la partecipazione è una legittimazione del capo dell'esecutivo locale o nazionale: bisogna invece affiancare al rafforzamento delle assemblee elettive (locali e naz.) una partecipazione costruita con tutte le garanzie e che abbia come referenti non gli esecutivi, ma le assemblee (regionali, comunali, ecc.).
Un interessante progetto è ora in discussione in Consiglio regionale toscano, ma restano dei dubbi sulla sua efficacia, se non unita ad un concreto obbligo di trasparenza e correttezza nella gestione dei procedimenti amministrativi e decisionali cui la partecipazione accederebbe, e sull'autonomia dei soggetti che organizzerebbero i progetti partecipativi (l'autorità garante della partecipazione).
Bisogna che la Sinistra trovi nella Costituzione un progetto compiuto, si impegni per la sua attuazione dopo il lungo tradimento sul piano dei diritti civili e sociali, ma presti anche nuova e coerente attenzione all'assetto istituzionale disegnato nella seconda parte della Carta che una sciagurata riforma del Polo nel 2005 tentò di stravolgere.
E' in Parlamento una proposta di modifica della Costituzione che può rafforzare e rendere più efficiente la Camera legislativa ed in questo senso la Sinistra giustamente la sostiene, deve anzi appropriarsi con convinzione di buona parte del progetto che può contribuire ad interrompere il progressivo esautoramento del Parlamento iniziato negli anni '80.
Peraltro in quella proposta si legge anche una sostanziale modifica all'art. 94 Cost. con cui si darebbe al Presidente della Repubblica, ma su proposta del Presidente del Consiglio, potere di nomina e revoca dei ministri; e la Camera darebbe la fiducia non più "al Governo", ma "al Presidente", sancendo così la fine della collegialità del governo; la novità rischia di avallare la retorica del bisogno di rafforzamento dell'esecutivo, quando quel che serve è un rafforzamento dell'Assemblea (nel senso di maggior efficienza e legittimazione in termini di rappresentatività), obiettivo perseguito con il Senato federale e la Camera di 500 deputati che dà la fiducia all'esecutivo.
Si è invece dimenticata la priorità della riforma dell'art. 138 Cost. e le critiche alle riforme fatte dalla maggioranza governativa (2001 e 2005, respinta da una vittoria referendaria di cui riappropriarci, quando - ricorderete - quelli che avrebbero poi costituito il PD erano alquanto imbarazzati nella campagna referendaria): la sinistra deve sostenere con forza che il 138 con quorum aggravato garantisce proprio le opposizioni, è un atto garantista fare anzitutto quella riforma, depositata da mesi in parlamento. Non trascuriamo poi, ovviamente, il rischio poi che il centrodestra faccia una modifica disastrosa non appena conquisti la maggioranza.
Sulla legge elettorale tralascio questioni specifiche (hanno già detto molto sabato 8.12 a Roma Domenico Gallo e Gianni Ferrara, tra gli altri), su cui a Firenze facciamo inziative da tempo, per dire solo che la legge elettorale tedesca rispetterebbe la Costituzione e deve perciò solo esser vista con favore dalla Sinistra; inoltre garantirebbe una riduzione importante del numero dei partiti, salvando però (e dando loro "diritto di tribuna") quelli che, pur sotto la soglia, ottenessero dei seggi nei collegi uninominali.
Il rischio è che sia approvata una legge che stravolga il sistema parlamentare, facendo leva sul principio suddetto di rafforzamento del premier. Anche il vassallum introdurrebbe una correzione eccessiva alla proporzionalità, sommando sbarramento a collegi piccoli, con effetto assai simile al premio di maggioranza (quello che resterebbe, peggiorato, se passasse il referendum): il tutto disegnato pro PD e PDL.
Da non trascurare poi che un semplice intervento di modifica dei regolamenti parlamentari in tema di costituzione dei gruppi e di calendarizzazione dei lavori potrebbe dare molto in tema di trasparenza, coerenza ed efficiacia dell'attività parlamentare.
Partecipazione
Bisogna evitare il circuito plebiscitario per cui la partecipazione è una legittimazione del capo dell'esecutivo locale o nazionale: bisogna invece affiancare al rafforzamento delle assemblee elettive (locali e naz.) una partecipazione costruita con tutte le garanzie e che abbia come referenti non gli esecutivi, ma le assemblee (regionali, comunali, ecc.).
Un interessante progetto è ora in discussione in Consiglio regionale toscano, ma restano dei dubbi sulla sua efficacia, se non unita ad un concreto obbligo di trasparenza e correttezza nella gestione dei procedimenti amministrativi e decisionali cui la partecipazione accederebbe, e sull'autonomia dei soggetti che organizzerebbero i progetti partecipativi (l'autorità garante della partecipazione).
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