venerdì 4 gennaio 2008

unità e alternativa

Lo stiamo dicendo ovunque, l’appuntamento ed il momento storico sono cruciali nella vita stessa della sinistra.
Si tratta, in un momento di evidente americanizzazione della politica italiana, di creare un soggetto nuovo.
Uso la parola soggetto per non usare l’orrendo termine, “contenitore” e, soprattutto, perché vorrei che passasse l’idea che quello che andiamo a fare non sarà una somma di quattro partiti ma, piuttosto, la creazione di un qualcosa che sia veramente nuovo.
Si tratta di governare il cambiamento riuscendo a recepire quello che la nostra gente ci chiede.
Si tratta, in pratica, di riuscire ad essere espressione di quelle due che dovranno essere le parole d’ordine in questo processo : unità e alternativa.
Se non saremo in grado di interpretare questa necessità, è bene dirlo subito, avremo fallito e saremo soltanto una somma algebrica di realtà preesistenti.
Dunque unità e alternativa.
La ricerca dell’unità, croce di secoli di movimenti operai e di popolo, diventa imprescindibile in un momento storico come l’attuale dove tutto è stato studiato al tavolino per spazzarci via dalla scena politica, per relegarci a ruoli marginali, se non extraparlamentari, dove fare solo una politica della testimonianza, che può essere per alcuni anche molto divertente, ma che non porta nella pratica risultati tangibili e godibili da chi del cambiamento ha davvero bisogno; questo ruolo risulterebbe solo un mero esercizio intellettuale che a niente servirebbe se non come autocelebrazione di qualche personaggio.
Ci stiamo accingendo a fare, care compagne e compagni, care amiche ed amici, un atto di entrata delle idee della sinistra che c’è nel popolo nelle stanze del potere.Quel popolo che, talvolta stancamente, va a votarci la domenica delle elezioni che altre volte, esasperato, la domenica delle elezioni se ne sta allegramente a fare altre cose disinteressandosi di un sistema che non gli
Se questa operazione davvero riuscirà, saremo testimoni ed artefici di una rivoluzione culturale senza precedenti nella storia repubblicana.
Mi rendo conto che qualcuno penserà che forse miro un po’ troppo in alto, ma credo che la fase ce lo imponga.
Questo processo unitario infatti dovrà portare a governare quel cambiamento che dovrà dare l’alternativa di società.
Niente di nuovo, direte voi, noi di rifondazione l’abbiamo come parola d’ordine da molti anni e ne abbiamo fatto più di una volta uno slogan elettorale.
Ma l’alternativa per ora non c’è.
Lo spettacolo che abbiamo di fronte è quello che nessuno di noi avrebbe voluto avere come prospettiva il giorno delle elezioni politiche.
Abbiamo davanti ai nostri esasperati occhi il solito circo.
Quel circo che abbiamo visto tante volte : scambi di favori, balzello di poltrone, piccoli ricatti e, soprattutto, tanti animali addestrati e in gabbia impotenti di fronte alle incrostate posizioni di un modo di far politica che guarda solo se stessa.
L’alternativa di società invece, a mio modesto parere, la potremo costruire solo se saremo capaci di dare una organizzazione alle idee contemporanee, alla modernità di un messaggio che si rivolga a chi è ai margini, a chi è in difficoltà, a chi è sfruttato, ma anche a chi dieci anni fa viveva dignitosamente ed oggi è costretto a comprare, tanto per usare un esempio spicciolo, la mortadella invece del prosciutto cotto per risparmiare due euro.
Se saremo in grado di farci portavoce di una società che vuole difendere se stessa soprattutto dal mercato e dalle logiche di spartizione della ricchezza e del potere di pochissimi a discapito di tutti gli altri, se riusciremo insomma a dare un po’ più di giustizia alla nostra terra, avremo raggiunto il nostro obiettivo.
Certo fare questo a parole è molte semplice, farlo nella realtà delle cose è una sfida molto complicata e per la quale quattro forze politiche che si mettono insieme, per quanto innovative e mosse da ottimi sentimenti possano essere, non sono sufficienti.
Si tratta di aprirsi davvero a quella che grossolanamente viene chiamata società civile (tutti sono a favore a parole della società civile, se ci pensa un attimo)
Si deve, a parer mio, fare in modo che la politica esca dai palazzi e che coinvolga e dia risposte fatte di cose concrete.
Si tratta di capire e di sapere e di appoggiare quello che tutti i giorni donne e uomini vicini a noi per idee ma stufi del sistema, fanno nei quartieri, nella costruzione dal basso di una società diversa fatta di uguaglianza, di integrazione, di recupero di chi si è perso, di sviluppo di contro ed altre culture.
Aprire gli occhi a chi si è da troppo tempo rinchiuso nei lussuosi palazzi del potere, questo dobbiamo fare.
L’impressione che più forte è in me in questo momento è proprio questa; il distacco totale tra chi governa e chi è governato dove , per di più, il primo sopporta con sufficienza le richieste che gli vengono dal secondo.
Per questo ho detto che bisogna cambiare una politica che ormai guarda solo se stessa.
Per questo dobbiamo essere in grado di vedere le manifestazioni di antipolitica che ci sono e di cercare di capirle.
Si tratta, quindi, di governare il cambiamento, di offrire quella alternativa di società che non sia più legata alla logica del noi e voi quanto piuttosto alla logica del noi e basta.
Del noi tutti che tramite forme di partecipazione di idee portiamo l’alternativa nelle stanze dei bottoni.
Solo così riusciremo a mettere in atto le nostre intenzioni.
Chiaramente per fare questo serve l’organizzazione.
E’ questo che noi ,oggi, dobbiamo mettere a disposizione di tutti : l’esperienza e l’organizzazione.
L’esperienza è quella che noi ci siamo fatti negli anni, la conoscenza delle strutture burocratiche degli enti, il conoscere le vie di finanziamento dei progetti e delle idee, il saper comunicare e rendere pubbliche le iniziative.
L’organizzazione è quella che abbiamo creato con la vita dei nostri partiti.
So che a qualcuno questa cosa può far paura, anche se tutti diranno che non è vero, ma si tratta di aprire davvero i nostri partiti.
Non bisogna ragionare di scioglimento dei partiti ma di apertura, di accoglienza delle idee, di far sapere in tutti i modi che siamo pronti ad accogliere le buone idee ad elaborarle tutti insieme, ognuno con quello che meglio sa e meglio riesce a fare.
Non è che si tratta di una utopica città del sole, si tratta di fare un po’, mi perdonino i compagni di SD e gli amici verdi, i comunisti. Semplicemente.
Se chi la sinistra la mette in campo nelle attività personali tutti i giorni la comincerà a portare nelle nostre sedi riusciremo tutti ad esserne arricchiti, stimolati, accresciuti.
Certo per mettere in piedi tutto questo e molte altre cose , bisogna ritrovare tutta la nostra passione, tutto il nostro entusiasmo per dirla con Gramsci.
Per fare questo bisognerà che ognuno di noi metta in campo tutto il suo amore per il bene comune, altrimenti andremo poco lontano.
Dobbiamo essere pronti, compagni ed amici, ad una sfida che sembra essere molto difficile ma anche molto stimolante.
La novità del fare politica, l’accoglienza delle nuove idee e delle buone idee, l’aprirsi alla società, l’essere protagonisti del nostro cambiamento.
Questo dovremo fare.
Per questo ho parlato di soggetto e non di contenitore, nel contenitore le cose stanno, il soggetto le cose le fa.
Per questo l’8 e il 9 dicembre si aprirà, mi auguro, una nuova stagione.
In bocca al lupo a tutti.Ne abbiamo bisogno.

Michelangelo Jan Vecoli
Cons. com. capogruppo PRC
Comune di Camaiore (Lu)
PRC Fed. della Versilia

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