giovedì 3 gennaio 2008

intervento di Paul Ginsborg su liberazione del 28.12.2007

Un processo fragile e il bisogno di forme nuove per partecipare
Sinistra: cultura dell'unità e quattro urgenti passi avanti

di Paul Ginsborg

Sarebbe, credo, un errore immaginare il processo unitario della sinistra italiana come una marea crescente, un lento ma costante movimento in una direzione sola. Tutta l'esperienza e la fatica degli ultimi mesi ci suggerisce un'altra immagine, meno rassicurante ma più veritiera. E' quella di un processo fragile, capace di notevoli passi in avanti, come quelli della manifestazione del 20 ottobre e dell'assemblea dell'8 e 9 dicembre, ma anche di forti battute d'arresto, segnalate dal ricorrente predominio della cultura dei distinguo su quella dell'unità. Forte, inoltre, rimane la possibilità che tutto si fermi improvvisamente. In questa nostra declinazione modesta di un tema universale - la dialettica dell'uno/molti - tuttora soverchiante è la presenza dei "molti" e appena visibile quella dell' "uno".
Non per questo dobbiamo scoraggiarci. Prima di tutto, come ha suggerito benissimo Rossanda, dobbiamo avere «più attenzione, anche più pietà, l'uno per l'altro, l'una per l'altra». Vanno ascoltate con grande attenzione le ragioni di coloro che rimangono titubanti, e rispettate le culture e le provenienze diverse. Non possiamo pensare di trovarci subito d'accordo su tutto. Troppe sono le sedimentazioni, le diversità e le diffidenze, soprattutto - almeno nella mia esperienza limitata - a livello personale. Di fronte a queste realtà bisogna elaborare un metodo per cui si registrano i distinguo ma si cerca contemporaneamente l'azione condivisa.
Ho l'impressione che un po' alla volta sia questo che sta succedendo a livello territoriale - un quartiere dove "la Sinistra l'Arcobaleno" decide di coordinarsi, un consiglio provinciale dove propone unitariamente una mozione su Vicenza, una regione, l'Umbria, che in questi giorni ha aperto un Tavolo regionale e programma iniziative in preparazione della conferenza programmatica di febbraio. Si comincia, fra mille difficoltà, la pratica del lavoro insieme.
Non basta. Bisogna inventare nuove forme che rafforzino la cultura dell'unità. Non per cercare l'unità in sé, ma perché essa ci offre la possibilità di contare di più, di elaborare una visione del riformismo radicale, di pensare e scrivere collettivamente "a sinistra"...

E di rappresentare degnamente in Parlamento i movimenti e le proteste che altrimenti non avrebbero alcun ascolto, di sperimentare e proporre nuove forme della politica e della democrazia, sia al nostro interno che all'esterno, nel mondo asfittico della politica nazionale.
Quattro suggerimenti di metodo, telegraficamente. Primo, la necessità impellente di un tesseramento diretto, individuale, a "la Sinistra l'Arcobaleno". Tanti di noi non abbiamo in tasca alcuna tessera di uno dei partiti esistenti e vogliamo aderire all'aggregazione che nasce ora, per poter tracciare insieme i suoi lineamenti.
Secondo, incoraggiare e promuovere il lavoro decentrato - dei singoli territori e città, ma anche degli incontri trasversali, come gli autoconvocati o l'incontro tra la rete di donne e l'associazione fiorentina per la sinistra unità e plurale - iniziative che possano dare ricchezza al processo nel suo insieme.
Terzo, pensare sistematicamente al contenuto democratico dei prossimi mesi. L'assemblea romana era bella ma poco democratica. La carta d'intenti, come ha scritto Lea Melandri su Liberazione , era pre-confezionata. In questa fase i quattro segretari devono aprire ad altre soggettività per poter decidere insieme le prossime mosse. Sarebbe un errore pensare che tutto vada in frantumi senza un controllo stretto dall'alto. Bisogna fare bene le cose già annunciate. La due giorni prevista per il prossimo febbraio, per esempio, di cui tuttora mancano notizie precise, deve assumere una forma democratica e deliberativa. Certe parole utilizzate finora - "pronunciamento popolare", "grande campagna di ascolto nel Paese" - non sono rassicuranti. Tante persone ci guardano, un po' curiose e un po' scettiche. Vogliamo rispondere alle loro aspettative solo con la vecchia politica?
Ultimo, senza aspettare nessuno, la necessità di discutere sulla forma e le regole della nuova aggregazione politica. E' un lavoro difficilissimo, senza molti suggerimenti dal passato. Come si fa a controllare la gerarchia maschile, la personalizzazione della politica, il narcisismo, le clientele, i dettami dei media? O la politica è solo, inevitabilmente, questo?

28/12/2007

1 commento:

Per una rete dei saperi e delle competenze dell'Italia Meridionale ha detto...

Come non essere d'accordo con quanto scrive Ginsborg circa le difficoltà di mettere insieme le diverse anime (e corpi) della sinistra, provenienti da percorsi differenti? Per evitare che il processo timidamente avviato(forse più formalmente che nella sostanza) dalle quattro formazioni in cui si articola la sinistra politica, io credo che bisogna prendere in parola Mussi che ha concluso il suo intervento al Forum di Roma esòamando. "Ora compagni, compagne, amici prendete questo progetto nelle vostre mani: travolgeteci!"
Io credo che nelle parole di Mussi ci sia la consapevolezza che da soli difficilmente ce la farebbero. E dunque non lasciamo l'iniziativa solo alle formazioni politiche, diamo loro una mano a superare le difficoltà, le diffidenze e rivalità reciproche.
Capolgiamo i ruoli. Incalziamo "la politica ed i politici" con una miriade di iniziative dal basso - come si dice. Che sia la società civile nelle sue molteplici articolazioni a chiamare, quartiere per quartiere, Comune per Comune, le quattro formazioni politiche ad un confronto serrato sui contenuti. E vediamo cosa succede.